MODELLISMO NAVALE


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Francois l'Olonese

PIRATI > FRANCESI

Francois l'Olonese


François l'Olonnais, in italiano François l'Olonese, naque in un giorno e mese imprecisato del 1693 a Les Sables-d'Olonne (Francia) e morì nella foce del Rio San Juan in Nicaragua nel 1671.

Comincia la sua carriera criminale come bucaniere, poi passò alla pirateria con enorme successo.
Il nostro François è stato uno dei più noti pirati della storia per la sua propensione alla tortura ed uccisione delle sue vittime.
Ma queste cose non le ordinava, le faceva di persona. Spesso, quando era di umore giusto, con il suo coltellaccio faceva a pezzi le sue vittime, anche quando aveva promesso loro la vita salva in cambio della resa. Era più forte di lui, lo doveva fare.
Durante l'infanzia e l'adolescenza lavorò come servo presso un proprietario terriero sulle coste dell'isola di Martinica. Nel 1653 si trasferì sull'isola di Hispaniola. Qui conobbe un gruppo di bucanieri, e, rimasto impressionato dai loro racconti, iniziò la sua carriera criminale.
Dopo qualche periodo fu lui ad impressionare tutti gli altri per la sua ferocia e si guadagnò l'ammirazione dei compagni e, cosa amolto importante, l'attenzione del governatore francese dell'isola di Tortuga, monsieur De La Place.
Questo governatore, anzichè arrestarlo e scaccargli la testa per i suoi orrendi crimini, lo pose subito a capo di una piccola nave per combattere la flotta spagnola.
Il nostro si diede anima e corpo al lavoro e in breve tempo si guadagno il gratificante appellativo di "flagello delle navi spagnole”.
Gli spagnoli non si sentirono gratificati.
Guadagnò un mucchio di soldi, la vita sembrava sorridergli e andò a finire in una tempesta nei pressi dello Yucatan. Perse la nave e tutto il guadagno accumulato fino ad allora. Lui non sorrise.
Torno a Tortuga dove il governatore gli diede un'altra nave. Lui, felice, si diresse lungo le coste di Campeche dove si diceva che era pieno di navi. Infatti c'erano molte navi, ma tutte spagnole e da guerra.
In breve tempo il nostro François si ritrovò con quasi tutto l'equipaggio ucciso o fatto prigioniero dagli spagnoli e la nave a fondo. Riuscì a salvarsi con un astuto stratagemma, rubò una barca e fuggì. Quale sia stato questo astuto stratagemma nessuno è in grado di dirlo.
Ma il nostro era un tipino che covava rancore. Un paio di giorni dopo, con soli 25 uomini, su due canoe, catturò, durante la notte un vascello spagnolo con 90 uomini a bordo. La mattina solo un uomo era ancora vivo, gli altri erano stati tutti trucidati e indovinate da chi?
C'era un motivo per cui un prigioniero era ancora vivo. Gli serviva come corriere per un messaggio che voleva inviare al governatore spagnolo all'Avana. Il messaggio diceva che lui, l'Onolese, avrebbe dedicato tutta la sua vita ala pirateria e che non si sarebbe mai fatto catturare vivo.
Non si sa come abbia reagito il governatore spagnolo al messaggio. Ma dal momento che il contenuto del medesimo era piuttosto scontato, si crede che non gliene importasse nulla.

Nel 1666 tornò all'isola Tortuga, dove, assieme ad un altro bucaniere, Michele le Basque ("il Basco"), costituì una piccola armata composta da 8 navi e 650 uomini.
In breve tempo i due compirono incredibili imprese piratesche, eleggendo a loro territorio di caccia il golfo del Venezuela. La più nota fu senza dubbio la cattura del porto di Maracaibo, dove, dopo aver commesso i soliti saccheggi e atrocità di ogni tipo, si fecero versare un'enorme quantità di tesori (oro, gioielli, verghe d'argento, tessuti preziosi) dal governatore locale, come riscatto.
Proseguì la sua impresa con la città vicina di Gibraltar sulla costa sud del Lago di Maracaibo. Nonostante il pagamento di 20.000 pesos e di 500 mucche decise di saccheggiare ugualmente la città ottenendo così 260.000 pesetas, gemme, seta e schiavi.
L'Olonnais torturava le sue vittime con macabra originalità: si dice che una volta squarciò il petto di un prigioniero spagnolo, ne estrasse il cuore e lo mangiò a morsi. Forse trovò che lo spagnolo aveva un cuore buono, ma non cambiò opinione sugli spagnoli e continuò ad odiarli.

Dopo due anni di simili scorribande concluse la società con le Basque. Il nostro pirata aveva accumulato un immenso tesoro. Ma mettendosi d'impegno lo sperperò in breve tempo.
Partì nuovamente in cerca di fortuna e ricchezze, deciso a catturare Granada. Ma non ci riuscì.
Dopo aver depredato alcune navi a sud di Cuba cercò di catturare il porto di Capo Gracias-a-Dios, ma non ci riusci neanche con questo porto. Evidentemente aveva perso il tocco magico per i porti.
Si diresse così verso le coste dell'Honduras dove catturò un numero imprecisato di navi e saccheggiò alcuni villaggi costieri.

Dopo i villaggi, credendo di aver ritrovato il tocco magico per i porti, Nel 1670 tentò di conquistare Città del Guatemala ma il progettò fallì. Venne sorpreso da una tempesta che fracassò sugli scogli di Pearl-Key l'unica nave rimasta; con i resti costruì una zattera e risalì il fiume San Juan dove però si scontrò con le tribù indigene e il suo equipaggio venne definitivamente sconfitto.
L'Olonese morì sulle coste del golfo di Uraba, dove venne catturato da un gruppo di cannibali che mangiò lui e i pochi compagni sopravvissuti.
I canniabi trovarono il capitano una persona estremamente buona, e da allora aspettarono con fiducia che il fiume portasse loro altre persone di tale fatta.


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